Portella Mandrazzi - Argimusco - Floresta - Portella Mitta
(33 km )
Lungo la SS 185 ed al Km 28 inizia l’itinerario nei pressi della sorgente Salutari. Immersi nella radura che accolse i monaci della vicina medievale abbazia di S. Maria la Noara di Badiavecchia (Novara S.), si sale verso le Rocche dell’Argimusco passando per gli aspri altopiani di Poggio Primavera e costeggiando il Rifugio Faggita della Riserva Naturale del Bosco di Malabotta.
Si riprende la strada asfaltata dopo essere passati sotto un ponte la cui costruzione è rimasta sospesa.
Dopo qualche chilometro sulla destra si possono ammirare gli imponenti ed enigmatici megaliti dell’Argimusco. Sotto queste Rocche forse passarono e soggiornarono i soldati di Gerone II in guerra contro i Mamertini, i legionari di L. Cornificio nel 36 a.C., gli arabi di Ibrahim che marciavano verso Rometta.
Si tratta di misteriose formazioni rocciose che si presentano in tutta la loro imponenza nei pressi del paese di Montalbano Elicona, interpretate da alcuni come semplice opera della natura, da altri come opera degli uomini neolitici di Sicilia in tempi molto antichi. Così le suggestive sagome della Vergine in preghiera, del volto maschile e dell'Aquila vengono considerate ora come bizzarri scherzi della natura, ora come l'opera di una misteriosa civiltà che lasciò altri esempi simili non solo in Italia ma in tutto il mondo. Curiosamente i megaliti presentano precisi orientamenti agli equinozi ed ai solstizi...
Il luogo è inserito in un vero e proprio “spazio sacro” che va ben al di là del principale raggruppamento di pietre. Sorge su di un altopiano a 1200 m. sul livello del mare, le cui coordinate esatte sono 37° 59' N, 15° 2' E. Esattamente a sud – al centro di due basse colline – si staglia la parte sommitale del cratere dell'Etna. In direzione degli altri tre punti cardinali, altrettante cime montuose o collinari sembrano “inquadrare” a bella posta l'orientamento del sito.
Sotto il punto di vista strettamente geologico, i massi si dimostrano essere dei conglomerati calcarei, facilmente sottoposti quindi, per la poca durezza della pietra, sia all'erosione degli agenti atmosferici (di cui è certamente innegabile l'azione nel corso dei millenni passati), come anche in teoria al lavoro dell'uomo.
Verso questo altipiano convergono le trazzere che salgono dalla valle dell’Alcantara e che confluiscono nella Regia Trazzera che collegava questi territori con Bosco Casale, Oliveri e Falcone. Attualmente rimangono integri diversi tratti di questa strada (circa 12 km). La carreggiata è delimitata da solidi muri laterali e lastricata con arenarie grigie locali; la larghezza complessiva risulta di m.4,60, mentre la corsia centrale è di m. 3,40. Dalle Rocche si prende la Strada Provinciale per Floresta che coincide con la Dorsale: sotto Colla Barriera si incontra il suggestivo “ovile arcaico” (a mandura u Gesuittu) le cui mura di cinta sono costituite da grossi blocchi squadrati disposti a secco. Più avanti si supera Portella dello Zoppo, toponimo che ricorderebbe il passaggio di Carlo II d’Angiò trasferito in gran segreto nel 1284 dal Castello di Matagrifone al castello di Cefalù. Dopo Floresta si scende verso Ucria: a Portella Mitta punto di ingresso nell’area protetta del Parco dei Nebrodi.