Da Patti a Falcone

Insediamenti greci, normanni e panorami mozzafiato 

PATTI è l’erede dell’antica Tyndaris e sede vescovile fin dall’età normanna: sulla parte alta dell’abitato sono ancora resti del monastero fortificato dedicato a S. Bartolomeo e della Cattedrale, la cui facciata presenta l’antico paramento su cui si apre il portale ad ogiva. Nell’interno, a croce latina, rimaneggiato tra i secoli XVI e XVIII, si conservano i sepolcri della Contessa Adelasia, moglie di Ruggero I (+ 1118) e di alcuni Vescovi (sepolcro Napoli); rivestiti di marmi sono alcune cappelle. Fra le opere conservate, un dipinto su tavola di A. de Saliba, una marmorea statua della Madonna eseguita a Palermo dallo scultore A. Vanelli e dipinti sei-settecenteschi. Non lontano è la chiesa di S. Antonio Abate.  Si scende fino alla piazza del Municipio, dove affaccia la chiesa di S. Ippolito; all’interno sono pregevoli dipinti novelleschi ed una tavola con la “Madonna del Rosario ed episodi dei Misteri”, del 1583; nelle vicinanze sorgono pure le chiese di S. Francesco e S. Maria dell’Idria. Sulla piazza Niosi, con al centro la Fontana del Calice, prospetta invece la Chiesa di S. Nicola, con buoni dipinti settecenteschi. Presso il ponte sul torrente Montagnareale sono visibili un tratto delle mura trecentesche e della Porta S. Michele, adiacente all’omonima chiesa che custodisce un Ciborio in marmo di A. Gagini (1538). Presso la stazione ferroviaria esistono gli scavi di una ricca Villa Romana, con ambienti disposti attorno ad un vasto peristilio, i cui pavimenti sono in gran parte decorati con vivaci mosaici policromi, e dotata di impianto termale; accanto è stato allestito un Antiquarium.

 

Si percorre la SS. 113 verso Messina risalendo il promontorio di Tindari, su cui si scorge da lontano il moderno Santuario. Si raggiunge il panoramico piazzale lambendo alcuni tratti delle Mura ellenistiche a struttura isodoma e della Porta a tenaglia. Il Santuario, iniziato a costruire negli anni ’50 del secolo scorso, custodisce la preziosa statua lignea della Madonna Nera (secc. XII-XIII) e l’antica chiesetta cinquecentesca (portaletto; altare della Madonna con marmi mischi). La via Teatro Greco conduce agli scavi di Tyndaris, città fondata da Dionigi di Siracusa, tra le più fiorenti del periodo romano in Sicilia. Si visitano il Teatro, adattato ad anfiteatro dai Romani e, all’estremità est del Decumano superiore, la cosiddetta Basilica o Ginnasio, notevole edificio con funzione di propileo dell’Agorà che si apriva subito dopo. Accanto è stata rimesso in luce un intero isolato di abitazioni (edificio termale con mosaici, due case a peristilio con tracce di affreschi, magazzini e tabernae aperte nel Decumano inferiore); più recenti scavi hanno rinvenuto un ulteriore tratto basolato di questa arteria e di alcuni edifici in contrada Roccafemmina.

 

La Statale scende con belle viste sul Golfo di Patti fino a OLIVERI, centro balneare dominato da una piccola Rocca con edifici dell’antico Castello. La chiesa Madre, costruita nella seconda metà del XIX secolo, ospita una bella immagine lignea dell’Immacolata. Poco oltre si giunge a FALCONE, nella cui Matrice esiste una copia della “Trasfigurazione e guarigione dell’epilettico”, desunta dall’opera di Raffaello conservata nella Pinacoteca Vaticana a Roma.