Da Acquedolci a Cesarò
Ad ACQUEDOLCI, cittadina di recente fondazione popolatasi dopo la distruttiva frana di S. Fratello del 1922, è interessante il diruto Catello, di origine medievale ma ampliato nel XVIII secolo dai feudatari Cottone; si scorgono i ruderi del torrione medievale, demolito con cariche esplosive, accanto all’antica chiesetta e al prospetto settentrionale (XVIII sec.) riccamente merlato, oltre ad alcuni magazzini; in paese sono i novecenteschi edifici del Municipio e della Chiesa Madre, mentre sulle falesie del Monte Vecchio che incombono da Sud si apre la nota Grotta di S. Teodoro, che ha rivelato agli scavi giacimenti paleontologici con resti di fauna quaternaria e tracce di vita umana durante il Paleolitico superiore. Gli scavi condotti nel costone antistante hanno portato in luce resti di pachidermi (elefante, ippopotamo), lasciati a vista; la grotta si rivela come una enorme cavità, all’interno della quale sono stati rinvenuti utensili litici e sepolture, tra le quali quelle di una donna, cui è stato attribuito il nome di Tea.
Attraverso la SS 289 si sale a S. Fratello, cittadina fondata nel XII secolo con un nucleo di popolazione proveniente da alcune regioni comprese tra l’Italia e la Francia, di cui si conserva l’antico dialetto. Nella cittadina si svolge nella Settimana santa la famosa “festa dei Giudei”. L’abitato medievale si addossa al roccioso rilievo della Roccaforte; in esso si conservano oggi solo l’ottagonale Chiesa del Crocifisso e il rudere superstite della Chiesa di S. Nicolò, a causa delle varie frane che hanno interessato la parte alta. Pure la moderna chiesa di S. Nicolò Nuovo, che accoglieva opere scampate a quegli eventi, è stata demolita per nuove, recenti frane.
La chiesa attualmente visitabile è pertanto quella di S. Francesco, accanto al tuscanico chiostro cinquecentesco del Convento annesso. Nella chiesa sono un magnifico Crocifisso di fra’ Umile da Petralia, sull’altare ligneo ad intaglio (tabernacolo, tele, reliquiari); sugli altari laterali si trovano altre statue, tra cui emerge quella marmorea della Madonna col Bambino, di A. Gagini; notevole il dipinto posto a destra dell’altare maggiore. Una escursione imperdibile è quella che raggiunge il vicino e panoramico M. Vecchio, su cui fu in età classica l’abitato di Apollonia; alcuni recenti scavi hanno rimesso in luce alcuni elementi (porta di accesso all’Acropoli, abitazioni, cisterna). Vi sorge pure il Santuarietto bizantino-normanno dei Tre Santi, con prospetto rimaneggiato in età tardorinascimentale. Notevole la zona absidale (tanto all’interno che all’esterno) con cupolino emisferico su archetti digradanti.
Attraversando i Nebrodi si giunge a S. TEODORO, paese di origine medievale ma sviluppatosi a partire dal ‘600 attorno alla Chiesa Madre. La chiesa fu ingrandita nel 1722, e custodisce antichi altari con rilievi (S. Antonio Abate), un Crocifisso e un’Addolorata, del XVIII secolo.
Poco distante è l’abitato di CESARO’, addossato alla balza su cui si dispongono i ruderi del Castello Colonna e la chiesa di Santa Caterina. Nella Chiesa Madre si conservano interessanti opere d’arte: il Crocifisso dipinto su tavola (sec. XVI), tele dello Zoppo di Gangi, la tomba del Duca G. Antonio Colonna (1793), la statua lignea di S. Antonio Abate. Sulla piazza adiacente prospetta la Chiesa di S. Calogero, al cui interno si trova la venerata statua del Patrono. Nella parte alta sono l’aristocratico Palazzo Zito, con interni decorati e ammobiliati, e la Chiesa di S. Antonio, con statua del Santo; più distante, su un’altra balza rocciosa sorge la chiesa di S. Maria delle Grazie, con singolare Crocifisso ligneo. Sull’aguzzo e roccioso Pizzipiturro (m. 1247) è stata collocata nel 1996 una grande statua in bronzo del Cristo della Montagna, alta 7 metri; bello il panorama.